Ipoacusia: nonni e nipoti così lontani (agli antipodi per l’età) ma così vicini (per le soluzioni tecnologiche)

Pamela Giordano
SSCVD Otorinolaringoiatria Pediatrica, Ospedale Infantile Regina Margherita Torino

L’ipoacusia è oggi una delle disabilità sensoriali più diffuse e sottostimate nel mondo. Secondo l’OMS, oltre 430 milioni di persone convivono con una perdita uditiva significativa, un numero destinato a crescere con l’invecchiamento della popolazione e con l’aumento dei fattori di rischio ambientali. Ma se tradizionalmente l’ipoacusia è associata all’età avanzata, le evidenze cliniche mostrano che il problema interessa l’intero arco della vita, dai neonati agli anziani.

Negli anziani, la presbiacusia rappresenta la forma più comune: una progressiva riduzione della capacità uditiva di natura neurosensoriale legata a processi degenerativi delle cellule cocleari e delle vie nervose centrali. I pazienti riferiscono difficoltà nel comprendere le parole, soprattutto in ambienti rumorosi, e tendono a ridurre la partecipazione sociale, con conseguenze sul benessere psicologico e cognitivo.

All’estremo opposto, i bambini possono essere colpiti da ipoacusie infantili, congenite o acquisite. Le ipoacusie congenite, presenti già alla nascita, interessano circa 1–3 neonati su 1.000 e possono derivare da cause genetiche (sindromiche o non sindromiche) o da fattori non genetici prenatali, come le infezioni materne da rosolia, CMV e toxoplasmosi, o perinatali, come l’ipossia e l’iperbilirubinemia. I programmi di screening neonatale uditivo hanno rivoluzionato la prognosi delle ipoacusia congenite, consentendo di identificarle precocemente e di intervenire tempestivamente con la riabilitazione audiologica (protesizzazione acustica o posizionamento di impianto cocleare), garantendo al bambino un adeguato sviluppo linguistico e cognitivo. Le ipoacusie acquisite, invece, si manifestano dopo la nascita e possono essere conseguenza di otiti, traumi cranici, utilizzo di farmaci ototossici o esposizione prolungata a rumori intensi. La più frequente è di natura trasmissiva, è temporanea, ed è dovuta alla presenza di muco o essudato nell’orecchio medio: si tratta della cosiddetta otite media effusiva (OME). Questa condizione, molto comune nei bambini in età pre-scolare e scolare, determina un abbassamento dell’udito di entità variabile (generalmente compreso tra 20 e 40 dB), e può avere ripercussioni significative sullo sviluppo del linguaggio, sull’apprendimento e sulla socializzazione. Per questo motivo sono fondamentali la sua individuazione precoce e il suo tempestivo trattamento, medico o chirurgico (posizionamento di drenaggio trans-timpanico), al fine di garantire al bambino un’adeguata capacità uditiva nel delicato periodo di sviluppo del linguaggio e dell’apprendimento.

I bimbi affetti da ipoacuisia neurosensoriale o da ipoacusia trasmissiva non rimediabile chirurgicamente, invece, possono beneficiare delle stesse innovazioni tecnologiche di cui possono servirsi i loro nonni: dispositivi acustici digitali intelligenti, dotati di sistemi di amplificazione personalizzati e assistiti da software di ultima generazione. Gli apparecchi acustici moderni non si limitano ad amplificare il suono, ma lo elaborano in modo selettivo grazie ad algoritmi che distinguono il parlato dai rumori di fondo, migliorando la qualità della percezione e la naturalezza dell’ascolto. Nei bambini, sistemi di adattamento automatico, microfoni direzionali e connessioni wireless coi dispositivi didattici, facilitano l’apprendimento e la partecipazione scolastica. Negli anziani, la tecnologia svolge una funzione di reintegrazione sociale, migliorando la comprensione del parlato nel rumore, permettendo di telefonare o di ascoltare la televisione con chiarezza, riducendo così l’isolamento, l’inattività e il rischio di declino cognitivo.

Dalla diagnosi precoce nei bambini al recupero uditivo negli anziani, la tecnologia diventa dunque un linguaggio comune tra età diverse. La prevenzione, la diagnosi precoce e l’uso appropriato delle soluzioni protesiche rappresentano oggi un percorso condiviso che consente, a ogni età, di preservare l’udito e con esso la qualità della vita e delle relazioni.


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